Giotto e la Cappella degli Scrovegi

Giotto_Ritratto

Biografia :

Non si hanno molte notizie certe e precise riguardo alla biografia di Giotto, soprattutto rispetto ai primi anni della sua vita. Mentre sono certe ed innegabili sia l’importanza che ebbe la sua produzione artistica sulle esperienza a lui successiva, e quindi l’enorme importanza che ebbe sulla cultura occidentale, e la sua fama già notevole fra i suoi contemporanei che ha continuato a crescere fino ad oggi. Nacque da un fabbro di Bandone, l’anno è incerto, si pensa che venne al mondo o nel 1266 o nel 1297, anche il luogo è impreciso, secondo alcune biografie sarebbe nato nel quartiere fiorenti di Santa Maria Novella, mentre secondo altre sarebbe nato a Nord di Firenze, a Colle Vespignano, luogo in cui, comunque, la sua famiglia possedeva delle terre. Secondo la tradizione, e il racconto di Vasari,la sua formazione sarebbe iniziata dopo che Cimabue, mentre andava da Firenze a Vespignano, abbia visto Giotto, che aveva all’incirca dieci anni, disegnare in modo meraviglioso su una roccia piatta una delle pecore che stava portando al pascolo. Molti mettono in dubbio l’attendibilità di questo aneddoto che ci è stato tradizione, mentre viene considerata verosimile la possibilità che Giotto sia stato a bottega da Cimabue, ma non fu sola scuola di Cimabue a contribuire alla sua formazione. Infatti, sempre in Toscana, a Pisa e a Siena, entrò in contatto come Nicola e Giovanni Pisano, poi alla fine degli anni Ottanta del Duecento il giovane pittore si trova a Roma. Qui entra in contatto con Pietro Cavallini e con Arnolfo, inoltre nell’Urbe potè ammirare ammirare la pitture ed i mosaici del IV e del V secolo. Proprio a Roma si individua l’esordio di Giotto nell’affresco degli Apostoli nei clipei di Santa Maria Maggiore.  Fra il 1290 e il 1296, si trova ad Assisi dove lavora agli affreschi della Basilica Superiore di San Francesco. L’iconografia di questa chiesa fu voluta dal papa francescano Nicolò IV, che voleva celebrare San Francesco come sostegno della Chiesa evidenziando di conseguenza la centralità dell’Ordine francescano della Chiesa.

Interno della Basilica Superiore di Assisi
Interno della Basilica Superiore di Assisi

Nel 1330 è di nuovo a Roma in occasione del Giubileo, il 1301 e il 1302 si trova a Rimini per un breve soggiorno, tra il 1302 e il 1305 si trova a Padova dove lavora alla Cappella degli Scrovegni, negli anni seguenti esegue ripetuti viaggi sia ad Assisi che a Roma, nel 1325 affresca sia Santa Croce sia la Cappella Bardi, entrambe a Firenze, fra il 1323, fra il 1323 e il 1328 alcune testimonianze lo collocano a Napoli. Nel 1334 viene nominato “magister et gubernator” del cantiere di Santa Maria del Fiore a Firenze, ma più che alla cattedrale si occupa del campanile, infatti, esso ancora oggi si chiama Campanile di Giotto, di cui ha sicuramente dipinto almeno la parte del basamento. Nel 1336, si reca a Milano presso la famiglia dei Visconti, della sua opera qui però non ci è rimasto nulla. Muore a Firenze l’8 gennaio 1337. La sua fama però era grande già allora, infatti, Boccaccio (1313-1375) nel Decameron lo definisce “il miglior dipintor del mondo”, il cronachista fiorentino Villani scrisse “quegli che più trasse (rappresentasse) ogni figura e atti al naturale” volendo così sottolineare una delle caratteristiche principali della pittura di Giotto, cioè lo straordinario realismo. Anche il Sommo Poeta (1256-1321) lo loda così nel Purgatorio:

” Credette Cimabue nella pintura

             tener lo campo, e ora ha Giotto il grido,

sì che la fama di colui è oscura ” 

(Purgatorio, Canto XI, vv. 73-75)

La fama della esperienza, della ricerca e dell’innovazione pittorica di Giotto oscurò la notorietà del maestro Cimabue, che fino ad allora che fino ad allora veniva considerato il più grande pittore del suo tempo. Cenni, letterato italiano, definì Giotto come colui che “rimutè (trasformo)l’arte del dipingere di greco e latino (fece diventare) al moderno; ed ebbe l’arte più compiuta che avessi (avesse) mai nessuno”. Dicendo che Giotto trasformò la pittura dal greco al latino intende dire che Giotto ruppe i legami con la  con la tradizione medievale di origine bizantino, e quindi greco, ricollegandosi agli esempi classici del naturalismo latino. Ghiberti lo definì “inventore e trovatore di dottrina” sottolineando la scissione, la rottura della pittura di Giotto rispetto alla tradizione medievale precedente. Infatti grazie alle sue capacità tecniche, l’uso di una nuova “prospettiva”, il chiaro scuro, l’uso sapiente dei colori furono in grado di creare una verosimiglianza, un taglio nuovo ai agli affreschi. I corpi hanno una maggiore libertà sia nelle espressioni sia nei movimenti e questo conferisce un senso di tridimensionalità allo spazio in cui sono inseriti, aiutati dalle architetture e dai paesaggi a dare maggiore profondità.  I volti non sono più ripetitivi e stilizzati ma diventano volti vivi ed espressivi, anche le storie sacre perdono la loro connotazione più stilizzata, codificata e simbolici, Giotto cerca di rappresentare lo svolgimento dei fatti nel modo più semplice e naturale possibile.

La cappella degli Scrovegni:

Vista dell'esterno della Cappella degli Scrovegni
Vista dell’esterno della Cappella degli Scrovegni

La cappella fu voluta da Enrico Scrovegni un ricco banchiere padovano. Il terreno su cui venne edificata fu acquistata dal banchiere  dalla nobile famiglia padovana dei Delesmani, che in quel momento aveva un forte bisogno di liquidità. Nel terreno acquistato in epoca classica doveva sorgere l’arena della città, mentre il progetto di Enrico Scrovegni prevedeva che vi sorgesse il suo palazzo e la cappella privata. Il motivo che sembra aver spinto Enrico Scrovegni a voler edificare la Cappella è la volontà di riscattare l’anima del padre, Reginaldo, dai peccati terreni, allontanando le pene ultraterrene a cui doveva essere destinato. Infatti sembra che Reginaldo Scrovegni in vita fosse notoriamente un usuraio, contemporaneamente la cappella doveva allontanare l’animo di Enrico Scrovegni da quel peccato. Questa volontà si vede nel gesto di voler dedicare, donare la cappella alla vergine, infatti, la condizione della chiesa perché si perdonare il peccato è che si rimetta tutto ciò che si ha lucrato. Anche il colore della veste di Enrico Scrovegni infatti non è casuale, infatti, il viola è il colore della penitenza.

Enrico Scrovegni dona la Cappella alla Madonna per restituire quanto il padre aveva lucrato
Enrico Scrovegni dona la Cappella alla Madonna per restituire quanto il padre aveva lucrato, così da alleggerire l’anima del padre dai peccati terreni.

Il 6 gennaio 1300 Enrico Scrovegni compra il terreno dalla famiglia dei Delesmani, la costruzione della cappella venne autorizzata il 29 aprile 1302 dal vescovo Ottobono de Razzi e  l’anno successivo, il 25 Marzo 1303 viene celebrata la cerimonia dell’avvio della costruzione. Il 25 marzo 1305 la cappella viene consacrata ed intitolata a Maria Annunciata.

Architettura:

La Cappella degli Scrovegni è un semplice piccolo edificio in muratura, con una copertura a doppio spiovente che in origine doveva essere collocata al palazzo con una loggia. La cappella è costituita da un unico vano a botte di 21,5 m x 8,5 m ed è alto 12,9 m e le pareti anno uno spessore di 67 cm. È presente una sola navata, un presbiterio e una zona absidale a forma poligonale senza la presenza di un transetto. Il pavimento della navata poggia su una volta che non è altro che il soffitto della cripta sottostante, anch’esso dipinto con il motivo del cielo stellato, analogamente al soffitto che copre la Cappella degli Scrovegni. L’ accesso all’abside si apre in un grande arco in muratura riccamente decorato. Nell’abside si aprono due grandi finestre ad arco acuto che illuminano lo spazio ed il catini absidale è coperto da una volta a crociera. Un ampia trifora in facciata e sei monofore nel lato sud danno luce al vano. L’architettura sembra ideata in funzione della pittura ed è per questo motivo che qualcuno ha pensato che il progetto architettonico sia opera di Giotto. Il progetto iniziale doveva prevedere anche un transetto, come ci mostra il modello che Enrico Scrovegni nell’affresco offre alla Madonna, ma questo elemento architettonico non venne mai realizzato.

Affreschi:

Gli affreschi sono organizzati su tre registri orizzontali che si srotolano lungo le due pareti maggiori, più le decorazioni sulla volta, le decorazioni sull’arco prima dell’altare e sulla porta di entrata e un ultimo registro inferiori in cui sono rappresentate le allegorie dei vizi e delle virtù.

Le decorazioni della volta e delle pareti iniziano dall’alto, nel cielo stellato rappresentato nella volta nel quale sono presenti dieci clipei cinque dei quali nella zona adiacente all’arcone absidale nei quali sono raffigurati Cristo, San Giovanni Battista e tre Profeti. Gli altri cinque si trovano nella zona adiacente alla facciata contengono rappresentazioni della Madonna e di quattro profeti.

Due ampie fasce racchiudono  decorative incorniciano l’arcone e la facciata e in esse all’interno di cornice polilobate sono stati ritratti i busti di Profeti, di Patriarchi di Apostoli, Santi e Sante.

Sulle pareti la narrazione è racchiusa all’interno di cornici disposte su tre registr, si svolge seguendo un ordine cronologico a partire destra dove in alto troviamo le scene che raccontano la storia di Gioacchino e Anna e la storia di Maria, rappresentazioni che si basano sulla narrazione dei Vangeli Apocrifi, per poi passare alle scene che rappresentano l’infanzia di Cristo, della Passione e della Morte, queste invece seguendo la narrazione dei Vangeli.

Sulla parete in contro facciata è stato rappresentato il Giudizio Universale a cui sono legate le rappresentazione dei Vizi e delle Virtù. I Vizi e le Virtù sono dipinti come figure monocrome a simulare rilievi marmorei sono situati nella zona inferiore delle pareti laterali. Essi indicano rispettivamente le Virtù che conducono l’uomo alla beatitudine eterna in Paradiso o i Vizi che condannano l’uomo alla dannazione  eterna. Infatti guardando il Giudizio Universale alla nostra destra troviamo i Vizi e nella parte destra dell’affresco del Giudizio Universale troviamo raffigurati i dannati e allo stesso modo nella parte sinistra troviamo le virtù e la beatitudine a cui portano.

Nella parte inferiore della cappella Giotto dipinge un basamento composto da marmi variegati e nicchie nelle quali sono collocate, come se fossero sculture marmoree, le allegorie dei Vizi e delle Virtù. Dal basamento si innalzano le cornici che separano le singole scene e le tre fasce della volta. La resa spaziale si fa ancora più evidente nelle singolo scene ove i personaggi sono inseriti entro ambienti disposti leggermente ad angolo.

Lo spazio, come i volti, è sistematicamente definito di scorcio. I volti sono colti lateralmente oppure da sotto in su. L’analisi dei sentimenti del dramma nel suo svolgersi è affidato all’intensità degli sguardi alla gestualità dei corpi e delle mani.

Giotto sperimenta la qualità della luce e quindi la superficie pittorica degli affreschi viene realizzata con velature soprammesse  creando così, velature, trasparenze, giochi di luci e di ombre, sfumature lievissime  di colori cangiatissimi e trapassi di colori inusuali.

Gli ambienti, gli arredi i paesaggi vogliono essere la rappresentazioni reali di qualcosa di vissuto e di esistente dando così una sensazione di modernità, di contemporaneità del messaggio evangelico che non doveva più apparire più come qualcosa di lontano ma come qualcosa di assolutamente attuale.

Ora inizieremo ad analizzare tutti gli affreschi seguendo l’ordine cronologico degli eventi narrati in ogni singola scena.

Gioacchino cacciato dal tempio:

Gioacchino cacciato dal tempio
Gioacchino cacciato dal tempio

Secondo i Vangeli apocrifi Gioacchino si sarebbe recato al tempio per offrire un agnello votivo ma viene scacciato dallo scriba Ruben che lo ammonisce così ” Non ti è lecito rimanere qui, tra coloro che offrono sacrifici al Signore perché egli non ti ha benedetto e dato prole nel popolo d’ Israele” (Pseudo Matteo). Infatti Gioacchino era arrivato in tarda età senza avere figli e per gli ebrei non avere figli simboleggiava il fatto di non essere nelle grazie di Dio e quindi non degno di compiere un sacrificio al tempio.

Il tempio è rappresentato come un’architettura aperta circondata da un alto parapetto con specchiature marmoree e il ciborio è sorretto da quattro colonne tortili in fono al quadro svetta un pulpito che si raggiunge tramite una scaletta. All’interno del tempio un sacerdote sta benedicendo un ragazzo di cui vediamo solo la testa, la benedizione del giovane è in netto contrasto con le vicende di Gioacchino.  Il dramma dai sentimenti provati da Gioacchino è testimoniato dallo sguardo abbattuto,incredulo e dai gesti dell’anziano uomo che stringe a sé l’agnello che aveva portato come sacrificio mentre il sacerdote guarda Gioacchino con sdegno.

Gioacchino tra i pastori:

Gioacchino tra i pastori
Gioacchino tra i pastori

Gioacchino rammaricato e sconcerto per il comportamento del sacerdote decide di ritirarsi in montagna  tra i pastori lontano dalla moglie Anna  che non avrà sue notizie per cinque mesi. Gioacchino viene rappresentato triste con lo sguardo e il capo chino, questo suo atteggiamento è in netto contrasto con il cagnolino che gli corre in contro facendogli le feste allegramente e con i pastori che lo accolgono. Si vede Gioacchino avvolto nel suo mantello cammina lentamente in atteggiamento raccolto e pensieroso rappresentando così il tema della solitudine, dell’emarginazione sociale della discriminazione sociale compiuta dal sacerdote come emerge nella scena precedente. La scena è incorniciata da uno sfondo roccioso sul quale si stagliano alcuni alberi in contrasto con il cielo azzurro. Sulla destra del dipinto si trova una piccola capanna dalla quale escono le capre e le pecore accudite dai due pastori che escono in modo naturale.

L’annuncio ad Anna:

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L’annuncio ad Anna

In questo affresco vine mostrato l’istante in cui un angelo annuncia ad Anna che le sue preghiere saranno presto esaudite da Dio.Sant’Anna vine rappresentata con una veste arancione decorata sui bordi con dei ricami dorati, mentre è inginocchiata con le mani giunte durante la preghiera. Mentre l’angelo è rappresentato di scorcio ed occupa l’intera apertura della finestra. La scena è calata nella quotidianità, sottolineata anche dalla fanciulla che fila all’esterno ignara di quello che sta succedendo all’interno della casa. La stanza, che si ritroverà uguale anche nella scena della natività della Madonna, non è altro che una scatola prospettica a cui manca una parete, questa assenza ci permette di osservare quello che succede all’interno. La stanza è decorata classicamente con dei fregi e all’interno del timpano due putti reggono una conchiglia all’interno della quale è rappresentato il busto del profeta Isaia.La stanza è arredata secondo il gusto trecentesco, si possono riconoscere arredi appartenenti alla quotidianità di Giotto. Per accentuare la profondità degli ambienti gli arredi sono stati posizionati perpendicolari tra loro.

Il sacrificio di Gioacchino:

Il sacrificio di Gioacchino
Il sacrificio di Gioacchino

Gioacchino, ancora lontano dalla mogli si trova infatti, ancora nelle montagne con i pastori, l’angelo annuncia a Gioacchino che Anna partorirà. Allora Gioacchino, che si era inginocchiato, prese un capretto e lo offrì a Dio. Sull’altare è rimasto solamente lo scheletro del sacrificio.In asse con l’altare si trova la mano di Dio che benedice e accoglie l’offerta e con essa le preghiere, ormai esaudite, di Gioacchino ed Anna. I fiori disegnati in modo così minuto e preciso manifestano un’interesse scientifico- naturalistico.L’arcangelo Gabriele si trova sulla sinistra e si può riconoscere sia dall’aureola che dal ramo che tiene in mano, veste una tunica bianca impreziosita sugli orli con dei ricami dorati. Invece, sulla sinistra si trova un pastore, seguito da parte del suo gregge, che ha le mani congiunte mentre prega osservando la scena che gli si presenta davanti agli occhi.

Il sogno di Gioacchino:

Il sogno di Gioacchino:
Il sogno di Gioacchino:

Viene mostrato Gioacchino che, mentre dorme, riceve la visita dell’ Angelo che gli dice “Ritorna da Anna […] le vostre preghiere sono state esaudite”. Il nucleo compositivo è formato dalla figura accovacciata di Gioacchino, chiuso in se stesso formando una figura geometrica piramidale. Questo aspetto è sottolineato da due linee di forza che convergono verso la figura di Gioacchino assopita costituite dalla direzione del volo dell’angelo e dall’andamento del fianco roccioso che fa da sfondo alla composizione, linee che guidano lo sguardo dell’osservatore. Gioacchino viene rappresentato mettendo in evidenza il suo corpo mediante i panneggi in modo da farla diventare una vera e propria massa scultorea. La figura di Gioacchino si colloca sulla destra della composizione, in prossimità della capanna dei pastori, mentre nella parte a sinistra si trovano i pastori e l’angelo, questa scelta lascia la zona centrale vuota dilatando lo spazio che diventa così molto ampio. L’angelo tiene in mano un bastone dal quale fuoriescono tre foglie che simboleggiano la trinità.

L’incontro di Gioacchino ed Anna alla porta aurea:

L'incontro di Gioacchino ed Anna alla porta aurea
L’incontro di Gioacchino ed Anna alla porta aurea

In questo affresco viene rappresentato il momento in cui Gioacchino ritorna in città dopo essere stato tra i pastori e rincontra Anna nei pressi di una delle porte di Gerusalemme ” Correndogli incontro gli gettò le braccia al collo ringraziando il Signore”. Il bacio fra i due rappresenta il simbolo classico della procreazione che viene mantenuto anche durante il medioevo, è sicuramente il bacio più realistico descritto fino ad allora. Gioacchino arriva dalla sinistra seguito da un pastore mentre Anna arriva da destra seguita da un piccolo corteo di donne descritte con grande attenzione e con molta minuzia nei dettagli come ad esempio le acconciature. Il pastore sulla sinistra è tagliato a metà suggerendo uno spazio molto più grande di quello che viene dipinto. La porta ricorda molto l’arco di Augusto a Rimini e questo suggerisce che Giotto abbia trascorso un periodo in questa città prima di dipingere l’affresco.  Una delle figure che attira subito l’attenzione dell’osservatore è la donna con il vestito nero che si copre metà volto, questa probabilmente allude alla condizione di vedovanza precedente di Anna.

La nascita di Maria:

La nascita di Maria
La nascita di Maria

La casa di Anna fa da sfondo e viene descritta e rappresentata esattamente come era stato fatto nell’annunciazione ma a differenza del precedente affresco c’è continuità fra ciò che accade all’interno e quello che accade all’esterno. Nella rappresentazione si vede l’anziana Anna sdraiata a letto, che ha la stessa coperta a righe, subito dopo aver partorito, mentre sta per ricevere dalle mani di una levatrice la figlia in fasce mentre una seconda donna le sta porgendo qualcosa da mangiare. Nella stessa scena sono rappresentati altri due episodi. In baso si vedono due donne che hanno appena lavato la neonata Maria e l’hanno appena finita di fasciare, tanto che la donna sulla destra tiene ancora in grembo delle fasce. Il secondo episodi si svolge invece nella parte sinistra della rappresentazione, sulla soglia dell’abitazione, dove si vede una levatrice ricevere da una donna vestita di bianco della stoffa. Per evidenziare la profondità della rappresentazione disegna “prospetticamente” le aste che sorreggono la tenda che ricade sul letto. Le figure sono scultoree e allungate ispirate al gotico francese. Si è pesato che l’elegante donna con il vestito azzurro bordato d’oro, abbigliamento che denota l’appartenenza ad un ceto sociale elevato. sia la moglie di Enrico Scrovegni.

La presentazione di Maria al tempio:

La presentazione di Maria al tempio
La presentazione di Maria al tempio

Maria vine presentata al tempio da Anna e Gioacchino e viene “affidata a Dio, assieme alla schiera di quelle, che già vi dimoravano, lodando Dio”.

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